Benvenuti nel mio mondo fatto di fantasia, creatività, libero pensiero, nel rispetto di tutto e di tutti......divido con voi le mie esperienze, le mie sensazioni e i miei pensieri ......piu' profondi!

Non so se riuscirò o mi sarà concesso di chiudere "il cerchio", "disegnandolo sulla grande tela della vita". So di per certo però, che qualunque cosa accadrà nel mio percorso di vita futura, le parole, i pensieri, i racconti e le riflessioni, qui riposti, rimarranno, spero, come spunto e stimolo di riflessione per chiunque li leggerà.

martedì 28 aprile 2009

23 - Le pietre della mia vita

Lungo il percorso della nostra vita ognuno di noi è in possesso di un barattolo, all’interno del quale custodiamo delle pietre che raccogliamo lungo la strada che percorriamo negli anni.
Ci imbattiamo in molte pietre lungo il sentiero della nostra vita, dalla nascita fino alla morte: pietre su cui inciampiamo… pietre che spesso bloccano il nostro cammino…
A me hanno insegnato a scegliere sempre le pietre colorate della vita e a mantenerle nei ricordi… Anch’io ogni tanto guardo nel mio barattolo. Faccio un consuntivo, tiro le somme e quello che viene fuori non mi soddisfa del tutto. Certo nel barattolo ci sono pietre importanti.......la casa… i figli.... la famiglia...il lavoro.... vedo anche pietre che ritenevo importanti e invece alla fine mi sono reso conto che andrebbero tirate via e lanciate lontane. Prendono lo spazio ad altre cose.....Non servono!!!!!!! Ed è amara questa riflessione.

Vi sono molte pietre lungo la strada della mia vita, Con l’esperienza dei miei anni, credo che non si possono mai metterle prima, ma raccoglierle man mano, lungo il selciato della vita, altrimenti tolgono spazio. Alcune pietre ci fanno inciampare, altre le usiamo per costruire muri attorno a noi, per isolarci, per esibirle ai nostri amici e a volte per soffocare i nostri sogni.Ci sono pietre speciali che lastricano i sentieri del nostro cuore, del nostro spirito e costruiscono porti sicuri per i nostri sogni…le vie dell’amore.... l’amore per i figli e la famiglia per esempio. Quelle sono speciali e non verranno mai rimosse. Mai.
Altre dell’amore che con l’andare del tempo si sciupano, sbiadiscono, ma che rimangono lì perchè sono strade che dobbiamo percorrere tutti i giorni e per pigrizia, abitudine, quieto vivere non rinnoviamo o abbelliamo.

Altre bellissime, colorate, che lastricano vie piene di vita di emozioni, di sentimento, che condividiamo con una persona speciale, la persona amata, le opere che produciamo, le soddisfazioni che rechiamo e che riceviamo, che aprono la porta del nostro spirito, della nostra anima. Sono le pietre più belle, quelle che danno il senso e lo scopo alla nostra vita ma che, a volte, proprio perchè condivise vengono interrotte da altre persone che ormai le ritengono sbiadite.Nel mio barattolo vedo molte pietre, alcune importanti, altre meno. Alcune le ho tirate via. Altre le hanno tolte gli altri. Ma io non mollo.

Toglierò la sabbia, la ghiaia e l’acqua e farò spazio almeno a un’altra pietra importante…. E se poi e’ solo un sogno utopistico il mio....pazienza.
I sogni, almeno quelli, del mio spirito bambino per il momento ancora non costano nulla e nessuno me li toglierà.








Grazie a
Eugenia De Bella

lunedì 27 aprile 2009

22 - Fantasia


21 - Questioni di stile

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.

Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.
~ Kahlil Gibran ~


sabato 25 aprile 2009

20 - La caldarella di Strazzacappa

La caldarella di StrazzacappaTutto cominciò all’alba dell’ultimo sabato di aprile del 1001. A quel tempo il bosco, detto del Cervaro, perché attraversato dall’omonimo fiume, era molto ricco di querce e frequentato da ricchi signori per la caccia e da pastori, che dalle regioni vicine venivano in Puglia, percorrendo i lunghi tratturi della transumanza. Alle prime luci dell’alba di quel sabato,
un conte, andando a caccia, venne investito ed avvolto da un grande bagliore di luce che proveniva da una quercia, il conte istintivamente si tirò indietro impaurito. Ma ecco dalla sommità della quercia una misteriosa Signora, avvolta in luce sfolgorante gli disse: “Non temere, io sono la Madre di Dio, voglio che qui mi sia eretta una cappella e concederò a quanti mi invocheranno con cuore sincero una moltitudine di grazie”. Contemporaneamente un contadino, di nome Strazzacappa, che si recava al lavoro con i suoi buoi, alla vista della Signora, capì subito di essere in presenza della Vergine Santissima e per primo mise dell’olio nella “caldarella”, cioè la pentola di rame che usava per cuocere il cibo e con uno stoppino ne fece una lampada votiva, che appese ai rami della quercia. Con meraviglia il conte e il contadino scorgono tra i rami dell’albero una statua di legno scuro, raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù sulle ginocchia. Lo stesso Strazzacappa fu poi testimone di un secondo prodigio, la fiamma della “caldarella” arse per giorni e mesi senza consumare olio. I pellegrini che già venivano a pregare la Madonna,
si unsero con quell’olio benedetto e miracoloso e molti di essi che chiedevano la grazia furono guariti sia nel corpo che nell’anima. Questo succede anche oggi. Cristo per mezzo della Madonna ci guarisce anche dai mali fisici. L’unzione con l’olio dell’Incoronata ci ricorda l’unzione che abbiamo ricevuto il giorno del battesimo.
Dopo più di 1000 anni le parole della Vergine sono attuali più che mai: “Non abbiate paura! Io sono la Madre di Dio”. Ce lo ha ripetuto Giovanni Paolo II : “Non abbiate paura, aprite, spalancate le porte a Cristo” E nel segno della continuità Sua Santità Benedetto XVI oggi ha detto: “Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita. Chi fa entrare Cristo non perde nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande”


C’è Maria sulla nostra strada, che fa fuggire ogni paura. Senza più paura la nostra vita è tutta una festa. La festa della vittoria sulla paura, è la più bella festa della vita, è il momento dell’amore.

Noi non abbiamo la pretesa di riuscirci a tutti i costi, ma abbiamo il dovere di provarci.

venerdì 24 aprile 2009

19 - Domani 25 Aprile 2009 - Ultimo sabato di Aprile - Festa della Madonna Incoronata

CANTI TRADIZIONALI DELL’INCORONATA

Il 20 aprile è l’alba dai fedeli sospirata
Andiamo a venerare Maria Incoronata (2 volte)


Dal cielo in primavera scende giù la rondinella
È il segno che ci manda Maria la zingarella (2 volte)

Lasciamo i nostri campi e la casa abbandonata

Per piangere ai tuoi piedi Madonna Incoronata (2 volte)

Per voto a piedi scalzi camminiamo tanta via
Facendo valli e monti o Vergine Maria (2 volte)





Ognuno nel suo cuore sente come un’armonia
Perché va a visitare la Vergine Maria (2 volte)

Al ponte di Cirvera (del Cervaro) noi veniamo ad implorare
Le Grazie che Maria non ci saprà negare (2 volte)

E quando giungeremo sotto l’umile cisterna (quercia)
Benedirà Maria la nostra vita eterna (2 volte)

Vediamo sopra un tronco una luce da lontano
Sei tu, sei tu Maria che a noi tendi la mano (2 volte)

Sentiamo la tua voce, che si spande da quei rami
Maria Vergine bella per nome tu ci chiami (2 volte)

Con fede e devozione io ti dono questa rosa
Ti voglio tanto bene o Vergine gloriosa (2 volte)

La lampada che brucia ai tuoi piedi o zingarella
È sempre ricca d’olio per gente poverella (2 volte)

E quanto più ne levi, più ne resta in abbondanza
Miracolosamente quest’olio sempre avanza (2 volte)

Accogli ciechi e muti, per guarirli ai piedi tuoi
Maria misericordia abbi pietà di noi (2 volte)

Madonna tutta bruna sei più chiara di una stella
Più chiara della luna Maria quanto sei bella (2 volte)

Proteggi chi lontano non dimentica il tuo viso
E se non torna in patria, ti veda in paradiso (2 volte)

Proteggi chi lontano non dimentica il tuo viso
E se non torna in patria, ti veda in paradiso (2 volte)


ALZO GLI OCCHI AL CIELO

Alzo gli occhi al cielo - e vedo una stella
Maria dell’Incoronata - quanto sei bella.(2volte)


(Coro) Maria dell’Incoronata quanto sei bella

Un angelo dal cielo - da te è arrivato
Va a visitar Maria - l’Incoronata

Lasciamo i nostri campi - e le campagne
Andiamo a trovare - Maria la Zingarella.

Vengono da ogni parte - con storpi e muti
Li guarirà Maria - l’Incoronata

Veniamo da lontano - e facciamo tanta strada

Andiamo a trovare - Maria l’Incoronata

Su questi ampi piani - c’è una grande quercia
Questa è Maria - che a noi ci chiama

Ma io nel mio cuore - mi sento un’armonia
Quando vengo a visitare - la Vergine Maria

Maria che sta in mezzo - a questa piana
Coi segni delle mani - chiama noi cristiani

Sopra una quercia - ci sta una verginella
Tutta graziosa e bella - tutta piena di bontà

In questo luogo santo – Maria è apparsa
Ma più gloriosa e bella - che non potesse

Maria dell’Incoronata – Tu sei la protettrice
Con l’olio di questa lampada – ci devi benedire

E questa santa lampada – è un’abbondanza
Che l’olio giornalmente – ne dispensa

E quanto più ne levi – e più ne avanza
E come se ci fosse – una concorrenza

Maria la faccia bruna – sei più chiara della luna
Più chiara delle stelle – Maria quanto sei bella

Maria gloriosa nostra – ascolta questa voce
Che si affida a Te – Maria prega per me.

Con l’april di fiori adorno
Con l’april di fiori adorno
Al bel tempio di Maria
Dopo un anno pur ritorno
Ricantando per la via

Rit. Io ti invoco pellegrino


Non risento del cammino
o Maria Incoronata
prega per noi

Vedi, vedi quanta gente
D’oltre i monti e d’oltre mare
Meco vien devotamente
La Madonna a supplicare

E’ Maria di faccia bruna
Ma è la donna benedetta
è più bella della luna
è di Dio la Madre eletta

Ella è figlia, e madre, e sposa
Del gran Dio tre volte Santo
è di Gerico la rosa
puro giglio ed ama tanto

o le grazie che dispensa
la celeste tesoriera
ai suoi figli sempre pensa
e ne accoglie la preghiera.

Non va misero reietto
Peccator non va contrito
Non alcuno poveretto
Che non venga esaudito

Se confida con lei l’oppresso
È l’oppresso sollevato
Se ricorre a lei l’ossesso
Pur l’ossesso è liberato.

Or quale cosa io poss’offrire
Alla Madre del Signore!
Ah, la prego di gradire
Questo povero mio core.

O Regina Incoronata
Volgi a me pietoso il ciglio
Tu confortami o Beata
Fra le spine dell’esilio

E nell’ora di agonia
Vieni accanto o Madre mia
Io ti invoco pellegrino
Non risento del cammino.

giovedì 23 aprile 2009

18 - Elogio della gallina

Elogio della gallina
È finito il tormentone che per secoli ha alimentato dissertazioni filosofiche e biologiche, cioè il famoso quesito “È nato prima l’uovo o la gallina?”.
Infatti dal 2006, in base a studi di genetica e a ragionamenti logici, due professori universitari e un avicoltore britannico hanno concluso: 
poiché il materiale genetico non muta durante la vita di un essere, il primo uccello che si è evoluto in quella che oggi noi chiamiamo gallina deve essere prima esistito come embrione all’interno di un uovo, avente lo stesso DNA dell’animale che sarebbe diventato.

Pertanto, è nato prima l’uovo della gallina.
In parole semplici, un uovo di gallina genera necessariamente una gallina, ma può essere stato deposto da una “non gallina”.(Times)
Spesso la gallina è ricordata per qualità di scarso pregio quando si dice “ha un cervello da gallina”, riferendosi il più delle volte al gentil sesso, o si allude ad una scrittura irregolare ed incomprensibile detta appunto a zampa di gallina,tipica di chi scrive in fretta ( mea culpa!)

Jannacci cantava che "La gallina non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente". Forse anche perché le anatre depongono le loro uova in silenzio. Le galline invece starnazzano come impazzite.
Qual è la conseguenza? Tutto il mondo mangia uova di gallina (HenryFord) però è vero che se la gallina non cantasse, nessuno saprebbe che ha fatto l’ uovo.

In fondo il gallo canta sempre, persino la mattina in cui finisce in pentola. (Stanislaw J. Lec) e quindi non so chi dei due polli brilli di più per acume.

Merito alla gallina che va a nanna presto e che, a differenza del gallo che fa chicchirichì e due colpi d’ala e via, invece fa l’uovo senza neanche fare il nido e, da chioccia, sta buona e cova i suoi pulcini.
Nelle guerre fratricide del pollaio molti fan la guerra per un uovo e lasciano intanto scappar la gallina (mica scema!) ignorando che se Il passato è un uovo rotto, il futuro è un uovo da covare. (Paul Eluard), quindi bisogna difendere la gallinella per avere altre uova e garantire la sopravvivenza del pollaio.

Inoltre è risaputo che gallina vecchia fa buon brodo, a dispetto dell’età.
Nonostante i battibecchi, galli e galline convivono in un rapporto simbiotico.

L’immagine più delicata della donna gallina è nei versi che Umberto Saba dedicò alla moglie. Quest’ultima giustamente si risentì, anche perché viene paragonata in modo inconsueto pure alla giovenca, alla coniglia, alla rondine, alla formica e all’ape.
Con tono ingenuo, semplice,quasi infantile e sicuramente innovativo perché lontano dal tradizionale linguaggio amoroso, il poeta ne canta la naturale bellezza, l’energia vitale,la prorompente fisicità. Le migliori qualità che avvicinano a Dio sono in tutte le femmine di tutti i sereni animali e in sua moglie…ma in nessun’ altra donna.

Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai. (Umberto Saba)

Maturando si migliora. 
A 40 anni si diventa sempre più belle e più donna; anche se si cominciano a vedere certi cambiamenti; solo che le donne vedono i cambiamenti in modo negativo (un pò di cellulite qua e la, una rughetta sul viso…. sò soltanto una cosa: che è molto importante l'opinione di chi si ha accanto.......e quando si sentono apprezzate per quello che sono non serve la giovinezza.
Con gli anni può migliorare lo stile e cose di questo tipo ma ciò che conta è la sostanza... una quarantenne è molto più sexy e desiderabile di una ventenne...

Ha più esperienza in tutto, ha più ingredienti, più sapori e di conseguenza la gallinella vecchia sicuramente farà un brodo più saporito.

Pertanto essere additate come gallinella, talvolta potrebbe essere un bel complimento!

martedì 21 aprile 2009

17 - Stili di vita

La vita senza allegria è una lampada senza olio.

sabato 18 aprile 2009

16 - Amor sacro e amor profano

Fu nel 1514 che venne commissionato a Tiziano questo quadro bellissimo, il cui soggetto resta ancora oggi misterioso, ma con due personaggi chiaramente identificabili: il nudo femminile con il manto rosso drappeggiato rappresenta Venere e il bambino che si sporge nella fontana è Cupido.
L’enigma resta la figura della donna sontuosamente abbigliata, in atteggiamento di estraneità e distacco rispetto agli altri due, come assorta, in riflessione sui misteri dell’amore.

Molte sono state le interpretazioni, tra le quali ha trovato maggiori consensi quella che ha ritenuto il dipinto un’allegorica rappresentazione dell’amore terreno e dell’amore spirituale, impersonati dalle due Veneri, una celestiale e spirituale, l’altra sensuale e terrestre.

La donna che indossa il tradizionale abito bianco e che reca nei capelli la corona di mirto, pianta sacra a Venere e simbolo dell’amore coniugale, che delicatamente viene iniziata ai misteri dell’amore dalla Venere nuda, aiutata nei suoi disegni dal suo compagno, Cupido, che smuove le acque nella fontana.


La bellezza terrena è specchio di quella celeste e la sua contemplazione prelude alla perfezione ultraterrena. L'amor sacro, ammantato di rosso, è raffigurato in piena luce, mentre l'amor profano è fasciato da ricche vesti e si staglia contro uno sfondo ombroso: il bilanciamento luministico, cromatico e compositivo assume quindi anche un preciso significato simbolico.
Vi è inoltre un altro livello di lettura dell'opera, alludente al comportamento che una buona moglie deve tenere in privato e in società, all'immagine irreprensibile che deve dare di sé la moglie di un devoto marito.

Nel cavallo senza sella domato e legato bisognerebbe vedere il soggiogamento della passione.Il dipinto, considerato un tipico esempio della commistione degli elementi pagani e cristiani presenti nella cultura rinascimentale.

Sullo sfondo del dolce paesaggio, le due immagini di donna, creature di carne e sangue, opulente alla maniera tizianesca e degli ideali del tempo, sembrano estremamente simili pur nella diversità sia del significato allegorico, sia della rappresentazione pittorica.


Facce diverse della stessa medaglia, come, in effetti, sono l’amore carnale e l’amore spirituale, appaiono simili nel volto, nei lunghi capelli di seta, nelle fattezze fisiche carnose (esposte allo sguardo dell’osservatore nella Venere, celate nella sposa), nella dorata luminosità della pelle.


Lo sfondo su cui sono collocate le due figure è la contrapposizione di due orografie differenti e contrapposte: a sinistra, dietro all'amor profano, si nota un paesaggio montuoso, con un sentiero in salita percorso da un cavaliere diretto al castello.

Viene letto come metafora di un percorso faticoso da compiere per giungere alla virtù, che si conquista con fatica e rinunce o, alternativamente, come allusione al carattere "secolare" e "civile" dell'amor profano; a destra il paesaggio è pianeggiante, disteso, punteggiato da greggi al pascolo che evocano le utopie bucoliche e in lontananza si scorge una coppia ed una chiesa.
Si contrappone al paesaggio di sinistra legandosi alla sfera religiosa e spirituale.


Anche i colori si richiamano, c’è come una corrispondenza che rimanda anche alle corrispondenze filosofiche: chiaro il panneggio sulle gambe di Venere e chiara la veste della sposa, rosso il drappeggio del manto della dea della bellezza e dell’amore e rossa la manica dell’abito della donna.


A dividere, simbolicamente, le due donne, nello spazio pittorico e nella concezione amorosa, ma in fondo anche ad unirle, nel dipinto e nel significato allegorico, c’è Cupido, Eros, il detentore e l’iniziatore dei misteri dell’amore, tramite e guida al congiungimento tra le due opposte concezioni, quella dell’amore spirituale e carnale, dell’amore sacro e dell’amore profano.

15 - Le tre dimensioni dell'amore

L'AMORE PUO AVERE 3 DIMENSIONI



Una è la dipendenza, nella quale vive la maggioranza della gente. La moglie dipende dal marito, il marito dipende dalla moglie: si sfruttano e si dominano a vicenda, si possiedono a vicenda e riducono a volte l'altro ad una merce.Questo è ciò che accade nel mondo nel 99% dei casi (sondaggio in Italia 2008), ecco perchè l'amore, che dovrebbe aprire le porte del paradiso, apre spesso soltanto le porte dell'inferno.



La seconda è l'indipendenza, questo accade una volta ogni tanto. Ma anche questa possibilità porta infelicità, perchè il conflitto è costante. Nessun accordo è possibile: entrambi sono assolutamente indipendenti e nessuno dei due è pronto a scendere a compromessi. Essi danno libertà all'altro, ma essa è più simile all'indifferenza che alla libertà. Entrambi vivono nei propri spazi e il loro rapporto sembra solo superficiale, entrambi hanno paura di penetrare la profondità dell'altro, perchè entrambi sono più attaccati alla propria libertà che non all'amore (sondaggio in Italia 2008).


La terza possibilità è l'interdipendenza. Accade assai raramente, ma ogni volta che accade una parte di paradiso cade sulla terra. Accade tra due persone nè dipendenti, né indipendenti - ma in profonda sincronia tra loro, come se respirassero uno per l'altra, un'anima in due corpi: ogni volta che accade, accade l'amore.

Solo in questo caso è amore.

Negli altri due casi non è vero amore: sono solo degli accordi - sociali o psicologici o biologici - ma solo accordi. In questo caso l'amore ha qualcosa di spirituale.


Tu a quale dimensione appartieni?

martedì 14 aprile 2009

14 - La mia Arte

L'arte è l'espressione dei sentimenti, dove le parole non arrivano, è intelligenza, vita, idea, ingegno, fantasia, emozione, creatività, spirito, anima, passione, fuoco, musica, pensiero,
L'arte è l' espressione dei sentimenti dell'uomo.
L'arte è libera da vincoli in cui la fantasia e l'immaginazione trovano il loro massimo veicolo di comunicazione.
L'arte tende alla perfezione.

13 - COS'E' L'ARTE (per me)?

Chiedersi cos'è l'arte è come chiedersi cos'è la vita, tanto grande è l'estensione concettuale e pratica delle attività umane che opera sotto la denominazione di attività artistica.
Oggi, in quest'epoca supertecnologica, spiegare cosa sia l'arte è ancora più difficile.
Allora appare opportuno puntare l'attenzione sul risultato di tali attività, cioè sul prodotto artistico: esso scaturisce dall'attività di un creatore, l'artista, il quale lo sottopone poi al giudizio di fruitori che attribuiscono giudizi di valore a tale prodotto.
I prodotti artistici nascono per sopravvivere al loro creatore e in essi si racchiudono valori spirituali eterni, scaturiti dalla esperienza personale dell'artista circa la realtà sociale in cui vive o è vissuto o vivrà.
Le opere d'arte, quindi, hanno l'importante compito di essere una fonte comunicativa di testimonianza di valori che da temporali divengono eterni.
Tenendo conto che l'arte non riguarda solo la sfera prettamente culturale, ma convive con ciascuno di noi nel quotidiano ( vedi i nostri vestiti, gli oggetti di cui ci serviamo per le nostre occupazioni....) un qualsiasi tentativo di definizione è quasi impossibile dal momento che sono numerose le scienze umane che hanno per oggetto di studio questa attività ( storia dell'arte, psicologia, sociologia, estetica, antropologia,....).
Il prodotto artistico scaturisce da un atto creativo dell'artista, colui che da antico artigiano a genio per antonomasia ha attraversato, nella storia, tutti i ceti sociali. Questo percorso storico ha permesso la nascita di molti "topos" sulla figura del creativo (cioè che può indicare un insieme di tecniche e rappresentazioni comuni a più correnti artistiche o letterarie che spesso sono l'occasione per l'evoluzione dell'opera d'arte), di colui che possiede quella strana capacità di generare dal niente un "oggetto" che ora c'è e prima no, frutto di una sua idea nata in un luogo oscuro, misterioso, della sua mente.
Nel paleolitico superiore l'uomo sviluppa capacità intellettive proprie della sua specie e successivamente attività artistiche grafico-pittoriche che pare avessero uno scopo comunicativo ed esorcistico.
La nascita dell'arte determina la nascita culturale dell'uomo, a sua volta costruito dalla sua stessa cultura entro un processo dinamico che conduce sino a noi percorrendo una esperienza di vita antica, ma sempre nuova e rinnovabile ove l'arte si pone come una caratteristica intrinseca universale della specie umana.
Il prodotto artistico nasce da un atto creativo, che implica sempre il concetto sovversivo di "creatività".
La parola creatività include sempre il carattere di imprevedibilità, cioè un processo di pensiero che sfugge totalmente alle leggi deterministiche e influenza il concetto del "bello" moderno: bello è ciò che è spontaneo, originale e genera risposte individuali.
Quando al frutto di questo atto creativo vengono attribuiti anche giudizi di valore esso diventa arte.

lunedì 13 aprile 2009

12 - Tradizione popolare di Pasquetta

Tradizione popolare di Pasquetta
Il lunedì dell'Angelo, in Italia, è un giorno di festa che generalmente si trascorre insieme a parenti o amici con una tradizionale gita o scampagnata, pic-nic sull'erba e attività all'aperto.
Una interpretazione di questa tradizione potrebbe essere che si voglia ricordare i discepoli diretti ad Emmaus. Infatti, lo stesso giorno della Resurrezione, Gesù appare a due discepoli in cammino verso Emmaus a pochi chilometri da Gerusalemme: per ricordare quel viaggio dei due discepoli si trascorrerebbe, dunque, il giorno di Pasquetta facendo una passeggiata o una scampagnata "fuori le mura" o "fuori porta".
A Venosa
Qui a Venosa è tradizione trascorrere il Lunedì di Pasqua a Montalbo, che è una collina che sovrasta tutta la città e a mezzacosta si trova un'antica cappella medievale dedicata alla Madonna del Monserrato.





Qui anticamente si radunava la popolazione tutta e si svolgeva la tradizionale processione con il quadro della Madonna, tra gli alberi e le vie del bosco, tra le molte bancarelle, con la banda paesana e tra i fuochi d'artificio e poi all'ombra degli alberi di quercia tra balli e canti si consumava il pranzo insieme a parenti o amici.






11 - Lunedi dell'angelo: storia, origini e tradizioni

Il significato del Lunedi dell' Angelo

La Pasqua è la maggiore festività del calendario liturgico della Chiesa Cattolica e delle altre Chiese cristiane che celebra la Risurrezione di Gesù di Nazareth avvenuta, secondo le Scritture, tre giorni dopo la sua morte in croce.
Vi sono diverse ipotesi sull´anno di morte di Gesù. La festa della Pasqua cristiana è mobile, viene fissata di anno in anno nella domenica successiva al primo plenilunio successivo all´Equinozio di Primavera (il 21 marzo).
Questo sistema venne fissato definitivamente nel IV secolo, in antico potevano esistere diversi usi locali sulla data da seguire, tutti comunque legati al calcolo della pasqua ebraica. In particolare alcune chiese dell´Asia seguivano la tradizione di celebrare la pasqua nello stesso giorno degli ebrei, senza tenere conto della domenica, e furono pertanto detti quartodecimani. Ciò diede luogo ad una disputa, detta controversia quartodecimana, fra la chiesa di Roma e le chiese asiatiche. Dunque la data della Pasqua è compresa tra il 22 marzo ed il 25 aprile. Infatti, se proprio il 21 marzo è di luna piena, e questo giorno è sabato, sarà Pasqua il giorno dopo (22 marzo); se invece è domenica, il giorno di Pasqua sarà la domenica successiva (28 marzo).
D´altro canto, se il plenilunio succede il 20 marzo, quello successivo si verificherà il 18 aprile, e se questo giorno fosse per caso una domenica occorrerebbe aspettare la domenica successiva, cioè il 25 aprile.
"Chi cercate donne quaggiù,
quello che era morto non è qui:
E' risorto! Si,
come aveva detto anche a voi.
Voi gridate a tutti che
è risorto Lui,
tutti che è risorto Lui."
(Gen rosso)

venerdì 10 aprile 2009

10 - Cristo è veramente risorto

Cristo è veramente risorto! Alleluja Alleluja!


09 - Sabato Santo: Silenzio di Dio, silenzio dell'uomo

Sabato Santo: giorno di silenzio e di conversione

"Ognuno di noi può unirsi al silenzio della Chiesa. 
Nel considerare che siamo responsabili di questa morte, ci sforzeremo affinché tacciano le nostre passioni, le nostre ribellioni, tutto ciò che ci allontana da Dio..."



08 - Venerdì Santo

Venerdì Santo

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.


Il grande dramma del Calvario che ispirò poeti, pittori ed artisti di ogni genere e di ogni epoca, rivive lungo le strade e sulle piazze di Venosa.
Trasformando l'antico centro storico, prima e la parte nuova della città poi,  in un'altra Gerusalemme.


giovedì 9 aprile 2009

07 - Nella cena del Signore - i sepolcri

Fate questo in memoria di me.

E' la notte dell'Eucarestia e del sacerdozio ministeriale. E' la notte del comandamento nuovo, del servizio e dell'amore vicendevole. E' la notte del tradimento. Gesù anticipa nella sua disponibilità l'offerta di se stesso "fino alla fine", cioè fino all'atto supremo della sua morte in croce, ma anche fino al termine del tempo, quando tornerà glorioso per ricapitolare tutto in sè. E lo fa nel dono del pane e del vino, nel gesto umile di lavare i piedi ai discepoli, ai quali comanda di seguire le sue orme per poter manifestare nel mondo la sua presenza misericordiosa e consolante. Gesù sa che però di lì a poco sarà consegnato nelle mani di coloro che lo condurranno al Golgota e sa che sarà proprio un suo discepolo a compiere l'atto del tradimento.
In questa grande notte noi cristiani viviamo e nel mistero contempliamo tutto lo svolgersi della vita, fatta di contraddizioni e rivalse, ma avvolta nell'amore di quel Dio che si è lasciato imprigionare e uccidere dagli uomini per restituire loro in cambio la vera libertà.

La tradizione
La Settimana Santa vive liturgicamente i suoi momenti più significativi nel " Triduo Pasquale " che inizia il Giovedì Santo con la rievocazione del Sacramento dell'Eucaristia.
E' difficile risalire alle origini del rito dei " Sepolcri ". Fino all'epoca carolingia nella giornata del giovedì si celebravano due messe: una per la fine della Quaresima e l'altra per l'inizio del Triduo Pasquale e successivamente si optò per l'unica messa " in Coena Domini " al termine della quale si esponeva nel tabernacolo sull' Altare della Reposizione, allestito per la sua venerazione.

Non si sa quando si iniziò a chiamare " Sepolcri " questi altari ritenendoli impropriamente la tomba di Cristo.
E' certo che nel periodo barocco, l'usanza della visita ai sepolcri era già ben radicata nel popolo e soltanto recentemente, nel 1998, la Congregazione per il Culto divino sulla " preparazione e celebrazione delle feste pasquali " ha stabilito che il tabernacolo in cui viene custodito il " Corpo di Cristo " non deve avere la forma di sepolcro, così come deve essere evitato l'uso di chiamarlo in tal modo. In un'altra parte del documento viene spiegato che la " cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire il Pane Eucaristico per la Comunione che verrà distribuita il venerdì della passione di Gesù.
Nell’altare vengono in genere collocati il tavolo simbolo del sacrificio e dell' imminente Pasqua, il pane ed il vino, i tredici piatti degli apostoli e il tabernacolo dove è collocata la SS. Eucaristia.
Tra gli addobbi tipici, vanno ricordati i fiori bianchi e vasi germogliati dai semi di grano, germogliati al buio che simboleggiano il passaggio dalle tenebre della morte di Gesù alla sua Resurrezione.

Nel tardo pomeriggio del giovedì la gente inizia la visita ai " sepolcri " dei quali occorre visitarne almeno tre ( sempre comunque in numero dispari secondo un'antica tradizione ), mentre anticamente non dovevano essere meno di sette.

Così a Venosa:

I "S' bbolch' "
La gente visita le chiese della città in mesto raccoglimento, visita i "santi sepolcri" recitando delle preghiere come questa:

Sant' s'bbolch' v's'taus'
da tutt' seit' v's't't'
jend' steje nu' gran' Signor'
l'hann' pust' a' r' quarantott'or'
l'hann' pust' a l'aguneje
for' sangh' Ges' Crest' meje
Gesù Mmareje ogg' e semp'
quest' jè Gesù Nazzaren'
avet' vest' 'u feglie d' Deje
ca jè murt' 'n croc' p' li p'cchet' meje?

(5 ave - pater - gloria - Verbo di Dio )

Santi sepolcri visitabili
da tutti siete visitati
dentro c'è un gran Signore
l'hanno messo (esposto) per quarantotto ore
l'hanno messo in agonia
scorre sangue di Gesù Cristo mio
Gesù, Maria oggi e sempre
questi è Gesù nazareno
avete visto il Figlio di Dio
che è morto in croce per i miei peccati?

martedì 7 aprile 2009

06 - I giorni del dolore

Il tempo del dolore (Ecclesiaste 3):


1-Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2-C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.

3-Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4-Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5-Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6-Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7-Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8-Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.



9-Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?
10-Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa.
11-Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine. 12Ho concluso che non c'è nulla di meglio per essi, che godere e agire bene nella loro vita;
13-ma che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro è un dono di Dio.
14-Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui.
15-Ciò che è, gia è stato; ciò che sarà, gia è; Dio ricerca ciò che è gia passato.
16-Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà.
17-Ho pensato: Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni cosa e per ogni azione.
18-Poi riguardo ai figli dell'uomo mi son detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie.
19-Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità.
20-Tutti sono diretti verso la medesima dimora:

tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere.

21-Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?

22-Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?

(Conferenza Episcopale Italiana)

Oggi è il tempo del dolore, questi sono i giorni del pianto e della disperazione per tutte quelle persone che non ci sono più; sono i giorni di angoscia per tutti gli affetti e le case che abbiamo perso.
Proprio così: c’è un tempo per ogni cosa e questo non è il tempo di polemiche. Domani sarà è il tempo di andare avanti e guardare in faccia la realtà delle cose. 
Domani sarà tempo di ricucire le ferite, di ricostruire le case, ma soprattutto sarà il tempo di ripristinare le nostre abitudini, di tracciare un nuovo solco nella vità che sarà di tutti i giorni. 
Sarà il giorno di riprenderci lentamente ma inesorabilmente la nostra vita quotidiana ed edificare insieme un futuro credibile per dare fiducia alla nostra gente. 
Domani sarà il tempo di discutere di lavoro e di servizi sociali, di come affrontare i problemi dei figli, degli anziani, dei giovani e delle famiglie. 
Domani sarà il tempo di rimboccarci le maniche ed iniziare a lavorare, per riprenderci quella vita che ci è stata strappata e cominciare a costruire il nostro nuovo futuro e continuare a sperare in un mondo migliore. Vogliamo parlare di cose vere e concrete. Perché c’è sempre un tempo per ogni cosa. 
Domani sarà sicuramente un'altro giorno.

lunedì 6 aprile 2009

05 - Terremoto in Abruzzo

Terremoto in Abruzzo:

Una forte scossa di terremoto ha investito questa notte l'Abruzzo con epicentro nella provincia dell'Aquila verso le 3.30 di stanotte. 
Magnitudo 5,8 gradi scala Richter, a cui sono seguite diverse repliche. 
Bilancio catastrofico.


Solidarietà per le popolazioni dell'Abruzzo.

domenica 5 aprile 2009

04 - Domenica delle Palme

IL SIGNIFICATO DELLA DOMENICA DELLE PALME

Con la Domenica delle Palme o più propriamente Domenica della Passione del Signore, inizia la solenne annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione.

La Domenica delle Palme giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della successiva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima.

I Vangeli narrano che giunto Gesù con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme (era la sera del sabato), mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui; se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito.Dice il Vangelo di Matteo (21, 1-11) che questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9) “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”.I discepoli fecero quanto richiesto e condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme.


Qui la folla numerosissima, radunata dalle voci dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente rendevano onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”.

A questa festa che metteva in grande agitazione la città, partecipavano come in tutte le manifestazioni di gioia di questo mondo, i tanti fanciulli che correvano avanti al piccolo corteo agitando i rami, rispondendo a quanti domandavano “Chi è costui?”, “Questi è il profeta Gesù da Nazareth di Galilea”.

La maggiore considerazione che si ricava dal testo evangelico, è che Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, acclamato come solo ai re si faceva, a cavalcioni di un’asina.

Bisogna dire che nel Medio Oriente antico e di conseguenza nella Bibbia, la cavalcatura dei re, prettamente guerrieri, era il cavallo, animale nobile e considerato un’arma potente per la guerra, tanto è vero che non c’erano corse di cavalli e non venivano utilizzati nemmeno per i lavori dei campi.

Logicamente anche il Messia, come se lo aspettavano gli ebrei, cioè un liberatore, avrebbe dovuto cavalcare un cavallo, ma Gesù come profetizzato da Zaccaria, sceglie un’asina, animale umile e servizievole, sempre a fianco della gente pacifica e lavoratrice, del resto l’asino è presente nella vita di Gesù sin dalla nascita, nella stalla di Betlemme e nella fuga in Egitto della famigliola in pericolo.

Quindi Gesù risponde a quanti volevano considerarlo un re sul modello di Davide, che egli è un re privo di ogni forma esteriore di potere, armato solo dei segni della pace e del perdono, a partire dalla cavalcatura che non è un cavallo simbolo della forza e del potere sin dai tempi dei faraoni.

La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo adatto al di fuori della chiesa; i fedeli vi si radunano e il sacerdote leggendo orazioni ed antifone, procede alla benedizione dei rami di ulivo o di palma, che dopo la lettura di un brano evangelico, vengono distribuiti ai fedeli, quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa.

Qui giunti continua la celebrazione della Messa, che si distingue per la lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il ciclico calendario liturgico; il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è il testo del Vangelo di s. Giovanni.

Il racconto della Passione viene letto alternativamente da tre lettori rappresentanti: il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso. Esso è articolato in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura.

Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, conservati quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici in segno di pace.

La benedizione delle palme è documentata sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di cerimonie e di canti adeguato all’importanza sempre maggiore data alla processione.

Questa è testimoniata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto.

In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali (il battesimo era amministrato a Pasqua) e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e processione delle palme trovarono difficoltà a introdursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VII-VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor”; poi in Roma dalla fine dell’XI secolo.

L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origine soltanto devozionale, come augurio di pace.

sabato 4 aprile 2009

03 - Vorrei che il tempo si fermasse

Vorrei che il tempo si fermasse
Vorrei che il tempo si fermasse e ritornare ancora un bambino per giocare e trovare accanto a te di nuovo la felicità.
Vorrei che il tempo si fermasse
e ritornare ancora un bambino
per giocare nei tuoi prati insieme a te,
e scoprire nei tuoi occhi la libertà
del cielo limpido.
Io vivo solo in te:
fai di me ciò che tu vuoi.
Sono qui,
è da tempo che ormai ho lasciato la tua casa
per trovare da me la mia libertà,
ma ho le mani vuote non vivo più.
La strada che ho percorso da solo non arriva più in là degli occhi miei, ritorno affaticato, ma credo che tu mi aspetti col tuo amore, solo col tuo amore. 
Vorrei che il tempo si fermasse e ritornare ancora un bambino per giocare e trovare accanto a te di nuovo la felicità. 

Vorrei che il tempo si fermasse e ritornare ancora un bambino per giocare nei tuoi prati insieme a te, e scoprire nei tuoi occhi la libertà del cielo limpido. Io vivo solo in te: fai di me ciò che tu vuoi. (Gen Rosso)