ed io sul tacito veron seduto
in solitaria malinconia
ti guardo e lacrimo Venosa mia.
Non più quei fuochi di legna ardenti
che a San Giuseppe ci fan contenti
perché sui muri passa il metano
che, per fortuna, “ci dà una mano”.
Passa un amico per la città
“Ehi, di Venosa che novità?”
“Qui, ogni giorno, qualcosa manca
stiamo innalzando bandiera bianca.
Per noi è autunno, non c’è che dire,
non splende il sole dell’avvenire
questo paese, sotto la luna,
perde le foglie ad una ad una.
Ci siam distratti per un momento:
non c’era più il “Collocamento”,
e Sant’Andrea, tempio ideale,
ha perso il titolo di Cattedrale.
E con finezza, a mo’ di tonsura,
fra un po’ ci privan della Pretura
e se vien meno un po’ d’attenzione
ci troveremo senza stazione.
Grazie alla legge di un certo Ministro
van via “le Imposte”, va via “il Registro”,
e, se non passa ‘sto temporale,
forse perdiamo pur l’Ospedale.
Ora è scomparso, oh che tristezza!
anche l’Ufficio della “monnezza”
montiam la guardia al nostro Castello
se no ci portan via anche quello.
Amico mio, saggio e canuto,
che stai sul tacito veron seduto,
scendi tra noi, dacci una mano,
non si fa nulla sopra un divano.
Diamo ai più giovani qualche speranza
qui l’amor patrio è andato in vacanza
non c’è passione, spento è l’orgoglio
è ben che cresca un po’ d’erba “voglio”!
Fiato alle trombe, diamo uno squillo,
viver non basta d’Orazio e Tansillo
Venosa aspetta d’esser svegliata
sopra “le pietre” s’è addormentata.
Chissà se un giorno un principe azzurro
con un bel bacio, con un sussurro
verrà a svegliarla e a dirle: “Cara,
ti giunge il canto della Fiumara?
Ti giunge il suono delle campane?
Senti il profumo del tuo bel pane?
Ritorni in te l’antica fierezza
d’essere stella di prima grandezza.
Tu sei la terra dei cento leoni,
delle fontane, dei bei largoni,
grandi le mura, grande la storia
ma abbiam bisogno di nuova gloria.
Antiche chiese, bei monumenti,
archi, colonne, pietre splendenti,
ma accanto a questi mille tesori
dovranno nascere nuovi valori.
“Venosa, svegliati! siamo in aprile
tornan le rondini sul campanile
vecchio paese fatti sentire
riaccendi il sole dell’avvenire!”
Venusium 1709
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